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INTERVISTA A ANDREA VENIER



Non ricordo se si trattasse del 2006 o del 2008, comunque conobbi Andrea Venier in forma scritta, attraverso il web. Ci siamo visti di persona, in seguito, almeno in un paio di occasioni.

La peculiarità della nostra amicizia è scaturita dalla lontananza. Essendo distanti, sia in spazi sia in tempistiche, quando ci arrivano notizie dall'una all'altro, vuol dire che è accadimento importante.


Quando si è amici da distante vengono eliminati tutti i fronzoli del quotidiano e rimangono solo le cose fondamentali, tipo questo dialogo:


Io- Ho pubblicato il sito internet nuovo, non ridere per l'accozzaglia di immagini!


Andrea- Non è quello il punto, le immagini sono anche carine ma non si leggono i testi.


Io-Macazzo...


Andrea Venier lavora come Infografico al Corriere della Sera ed è autore e ideatore della fortunata serie ¡GNOGNOSAURS!



PER LA RUBRICA TALK OF FAME: ANDREA |DREE| VENIER.


Sono dell'idea che per pubblicare qualcosa di GnoGno, che riveli tontaggine, serva una mente particolarmente acuta, tipo quella dell'amico Andrea (Dree) Venier...

Andrea, siamo d'accordo?


Sono friulano, non mi strapperà mai un auto complimento così smaccato.
Ah, precisiamo subito a tutti i suoi lettori: “Dree” si legge D-r-e-e, normale, non all’inglese tipo “Drii”. È il diminutivo di Andree, Andrea in friulano.

Sorrido e ringrazio per la precisazione! Lo faccio sempre anche io che tutti sbagliano a dire il mio nome, solo che io lo dico alla fine, non sono mai stata brava a tempismo.



Torniamo a brevissimo sul progetto Gnognosaurs, le chiedo invece del suo lavoro al Corriere della Sera, l'infografico. Non è il primo ruolo a cui si pensa quando si chiacchiera di giornalismo ed è mestiere di altissima importanza e impatto in termini di comunicazione. Per chi non è del settore, per il lettore medio, può spiegare come si svolge il suo lavoro? Cosa le viene richiesto in termini redazionali?


Un infografico è un “articolo che si vede”, invece di un “articolo che si legge”: infografici sono tutte quelle visualizzazioni grafiche che rappresentano meglio di tante parole una notizia. Di solito sono particolarmente adatti per descrivere un “dove” (mappe, percorsi, luoghi di fatti), il “quanto” (attraverso istogrammi, torte e altre tecniche grafiche) o una progressione temporale. O anche tutto ciò assieme.


Come dicevo...serve una mente piuttosto acuta.



Rimaniamo in redazione, come accadono le tempistiche? Quali possono essere gli elementi di maggiore difficoltà?


Le tempistiche sono quelle del quotidiano: tempi velocissimi e non esiste che un lavoro non sia finito, non si può rimandare al giorno dopo. Quando ho iniziato a lavorare al Corriere mi impressionava il fatto che tutte le cose che si facevano al momento - foto, articoli, grafica, infografica - riuscissero a comporsi magicamente in un prodotto finito in poche ore.
Gli elementi di difficoltà sono quindi il reperimento veloce dei dati rispetto alla notizia di giornata e la velocità nel rappresentarli graficamente. Devo dire che i giornalisti spesso prendono sotto gamba questo aspetto, non conoscendo la grafica: rifare un disegno, una rappresentazione grafica, non è come riscrivere un pezzo, ci si impiega di più. E in un giornale il rifare è all’ordine non del giorno, ma dell’ora.
Per fare questo lavoro possiamo contare su una serie di materiali prelavorati pronti per ogni evenienza e sull’esperienza nel decidere subito quale sia la forma giusta per rappresentare la notizia: non esiste fare prove. Ad eccezione dei lavori più “freddi”, non di giornata, dove ci può essere più progettualità.

Lei come ha iniziato? Quale è stato il percorso scolastico che l'ha portata in redazione al Corriere?


Eh… iniziato a fare cosa? Ho avuto molte carriere, anche se questa dell’infografico è la più lunga (passa vent’anni). Ho fatto l’illustratore, l’animatore, il grafico…
Il mio percorso scolastico è stato disastroso, completamente errato: sono perito elettrotecnico! Poi diciamo che ha avuto una “drizzata” facendo dopo le superiori l’Istituto Europeo di Design, una scuola privata di illustrazione. Ai miei tempi, se volevi fare grafica o illustrazione non esistevano scuole. Anche per l’infografica, sono arrivato al Corriere attraverso strani percorsi: adesso è un mestiere molto più noto e quasi di moda, quando ho iniziato io no. Si può quasi dire che ho sempre fatto mestieri per i quali… non c’era ancora la scuola.


Se dovessi dare una definizione al suo lavoro direi che lei comunica in una lingua che viene compresa da tutti e parlata da pochi, quasi nessuno.

Lasciando perdere me; daltonica e amante della pittura ma non in grado di sostenerla, tutto il mondo fuori vorrebbe scrivere un libro ma pochissimi (in proporzione) vorrebbero pubblicare fumetti, lei ha inventato ¡Gnognosaurs! È un progetto nato per l'infanzia e che oggi tratta di temi di attualità, si trova anche sul Corriere. Lei è l’autore, come le è venuta l'idea (lo scorso millennio)?


Collaboravo a un albo a fumetti con delle strisce di dinosauri uscito in occasione del successo di Jurassic park come autore delle pagine redazionali (un altro dei mestieri che ho fatto). All’interno potevo inserire delle vignette che disegnavo io, ovviamente sempre con dinosauri. La rivista ha chiuso, io invece ho continuato: mi piaceva disegnare quei mostrini. Poi ho creato man mano i personaggi con i loro caratteri. Oggi con Elisabetta, la mia sceneggiatrice, dobbiamo decidere solo l’argomento della storia e la storia in pratica va avanti da sola con l’interazione che si crea fra loro rispetto a quello che capita loro.


Come ha affrontato il mutamento tra una striscia per infanzia ai temi attuali per pubblico diversificato di adulti?


Le strisce sono nate per i bambini, infatti. E in lingua friulana: prima di uscire sul Corriere avevamo tradotto in italiano solo una piccola storia. Quindi le lascio immaginare il timore che avevamo inizialmente ad affrontare argomenti come “la guerra dei semiconduttori”, “le cartelle esattoriali”, “tutti i bonus della manovra”. Invece è stato molto divertente e anzi ci ha stimolato battute che non ci sarebbero mai venute: il mondo dei Gnognosaurs – “gnogno” vuol dire stupido in friulano - è semplicemente stupido come quello attuale, solo che tutto avviene in un’altra era. Non lo dica ai bambini, ma le rivelo che gli Gnognosaurs sono un fumetto distopico: tutto praticamente come adesso è già avvenuto nel giurassico, e si sa come sono finiti i dinosauri. Ergo, anche l’uomo… ah ah!

(non lo dirò a nessuno!)






Io attualmente sto leggendo Bakuman, tratta di un ragazzo che vuole sceneggiare fumetti e sposare una donzella, quando ero bambina amavo Topolino, Geppo, i Peanuts...di cosa è cresciuto?

Lei cosa sta leggendo? Cosa ci consiglia di leggere? Qualche autore italiano emergente?


Geppo? La facevo più giovane… ah ah! Sono cresciuto onnivoro di fumetti, a partire dal Topolino settimanale, per poi proseguire con quelli più da grandi. Due maestri per me fra gli altri: Mattioli e Moebius. Ultimamente, nel campo delle storie a strisce, mi sono entusiasmato con «Macanudo» di Liniers. Devo dire che non leggo tantissimo fumetto perché non sono più aggiornato come un tempo: è un mondo che un po’ devi ricercare, di nicchia, quindi se esci un po’ “dal giro” poi non sai cosa gira di bello.
Autori italiani emergenti? Per i motivi di cui sopra non sono molto aggiornato, non mi faccia fare brutte figure e soprassediamo.


C'è stato un momento esatto in cui ha pensato “questo è quello che voglio fare!” e poi lo ha fatto? Cosa voleva fare da Grande?


Quando ero bambino dicevo che volevo fare l’avvocato, giusto perché mi sembrava un mestiere prestigioso, non perché avessi la minima vocazione. Poi, raggiunta l’età della ragione volevo fare la rockstar, cosa in cui confido ancora, anche se il fatto di essere stonato e di saper suonare solo il campanello di casa mi remano contro. Forse non ho ancora raggiunto l’età della ragione.
Un “questo è quello che voglio fare!” abbastanza netto l’ho detto a proposito dell’infografica, quando vidi che la faceva il coinquilino di un’amica. Colgo l’occasione per salutare il mio maestro Marco Vaglieri che mi introdusse molto generosamente alla materia, chissà dov’è ora…

Quale è stato il punto di svolta tra l'avere l'idea degli Gnognosaurs e poi metterli su tavola? Chi la incoraggiava? Chi, invece, voleva dissuaderla?


In friulano c’è un detto che recita «Ognun al bale cun sô agne», «Ognuno balla con sua zia», che vuol dire che ognuno si deve arrangiare per se: non ho avuto nessun incoraggiamento, ho fatto. Per contro, mai nessuno mi ha dissuaso. Unico nemico l’ignavia, insomma.

Come era Andrea bambino? Cosa la incuriosiva, cosa diceva a se stesso? Cosa direbbe oggi a Andrea bambino? C'è stato qualcosa che la avrebbe spinta a fare un passo indietro? Una vicissitudine, una crescita diversa da quella che ha fatto? Ha avuto una sliding door in passato che poi non ha preso?


Mah… più divento anziano e più penso che a parte rari clamorosi colpi di fortuna, uno ha un certo destino dettato dal suo carattere, anche e soprattutto per gli errori. Per cui non penso avrei potuto crescere tanto diversamente.
Da piccolo mi piacevano letture e fumetti, leggevo molto. Al piccolo Andrea direi di fare con più decisione quello che vuole, di non essere timido, ma per i motivi di cui sopra non so quanto sarebbe efficace: carattere…

Alla stregua di quel che è un romanzo, o il giornalismo, le chiedo quanto conta il fatto e quanto l'esposizione dello stesso. In una striscia quanto è importante il testo e quanto l'immagine?


Ovviamente il linguaggio di questo medium è la fusione dei due. Nel fumetto perfetto si bilanciano perfettamente. Poi ci sono dei fumetti che leggi anche solo per i bellissimi disegni, e tanti che hanno un’ottima storia ma disegnati così così.


Una peculiarità è l'immediatezza del suo lavoro rispetto ad autori che hanno spazi di stesura ad ampio respiro. Sceneggiare una striscia non è come scrivere un racconto, tuttavia...all'interno dei book degli Gnognosaurs (ma anche di altri) vi sono le dinamiche del racconto e del romanzo. Nomi ricorrenti, caratterizzazione, antagonisti...come avviene lo sviluppo della storia partendo dalla sceneggiatura?


Nel caso degli Gnognosaurs decidiamo il soggetto assieme con la mia sceneggiatrice, Elisabetta Pittana. Il soggetto è quello di cui deve parlare la storia. Le nostre storie sono fatte di strisce autoconclusive, cioè alla fine c’è sempre una battuta, che però si concatenano formando una storia. Elisabetta quindi scrive i testi delle strisce e io le disegno seguendo le sue indicazioni. Poi siamo liberi di intervenire l’uno nel processo dell’altro. Io posso proporle delle variazioni nel testo, lei a volte mi suggerisce di cambiare il disegno di una scena per renderlo più efficace.


Ora le chiedo una cosa che non le ha mai chiesto nessuno: DC COMICS o MARVEL?

A parte lodevoli eccezioni, Marvel tutta la vita.


Ci regala una striscia originale e dedicata?







Ho usato darle del Lei, come è giusto che sia in sede di colloquio informale, ma ora ti ringrazio di cuore!

Grazie Andrea! Alla prossima


Ciao, grazie a te! È stato come andare dal dentista: alla fine ora mi sento meglio.







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